La coccidiosi è una patologia causata dai coccidi del cane e del gatto, microscopici parassiti in grado di invadere l’intestino causando gravi danni, soprattutto in cuccioli e gattini, se non diagnosticati ed eliminati per tempo.
I coccidi del cane e del gatto
I coccidi sono dei protozoi, cioè dei microorganismi unicellulari visibili esclusivamente al microscopio, in grado di giungere nell’intestino, replicarsi in forme in grado di essere espulse con le feci e quindi essere assunte nuovamente da altri animali.
I coccidi del cane e del gatto appartengono al genere Cystoisospora e sono ospite-specifici: Cystoisospora canis è la specie che infetta maggiormente il cane, mentre Cystoisospora felis è quella che infetta maggiormente il gatto.
L’infezione avviene comunemente per via oro-fecale mediante l’ingestione di oocisti infettanti. Una volta giunti nell’intestino i coccidi si moltiplicano all’interno degli enterociti (cellule intestinali). Dopo un periodo di prepatenza (tempo che intercorre dall’ingresso dello stadio infettivo del parassita nell’organismo al momento in cui il parassita o i suoi prodotti possono essere rilevati) di 6-10 giorni, le oocisti vengono escrete con le feci nell’ambiente, dove entro alcuni giorni completano il loro sviluppo fino allo stadio infettivo.
Le oocisti possono restare infettive nell’ambiente per diversi mesi e possono accumularsi in canili, gattili e allevamenti dove c’è un’elevata densità di ospiti idonei, soprattutto cuccioli e gattini.
Sintomi clinici della coccidiosi nel cane e nel gatto
A livello intestinale i coccidi possono creare danni variabili a seconda della situazione immunitaria in cui si trova il soggetto ospitante; pertanto, la sintomatologia clinica può differire da un soggetto all’altro.
Tendenzialmente in cani e gatti adulti e immunocompetenti i coccidi sono clinicamente insignificanti e dunque possono non causare alcun tipo di sintomatologia. Spesso, in questi casi, la diagnosi attraverso l’individuazione delle oocisti nell’esame delle feci è puramente casuale.
Al contrario, nei cuccioli, nei gattini e nei soggetti immunodepressi i coccidi possono distruggere i villi intestinali causando estese lesioni della mucosa intestinale con conseguente maldigestione e malassorbimento.
In tali circostanze questi soggetti possono presentare una sintomatologia molto grave, caratterizzata da diarrea profusa, talvolta emorragica, dolore addominale, dimagramento marcato (o mancato accrescimento nel caso dei soggetti in crescita) e apatia. Inizialmente questi soggetti possono essere molto famelici, tuttavia con il progredire della patologia l’appetito può diminuire fino alla completa anoressia.
In questi soggetti spesso la coccidiosi è associata a coinfezioni virali (ad esempio la parvovirosi), elmintiche o batteriche che contribuiscono drasticamente a peggiorare il quadro clinico.
Come si diagnostica la coccidiosi nel cane e nel gatto?
La diagnosi può essere fatta individuando le oocisti con un semplice esame fecale per flottazione, tuttavia non è sempre facile individuare il periodo in cui queste vengono eliminate nelle feci dell’animale malato, perciò possono essere necessari esami ripetuti.
Qual è la terapia per eliminare i coccidi del cane e del gatto?
Si possono utilizzare farmaci anticoccidici specifici per il trattamento di questa patologia, come la Clortetraciclina e il Toltrazuril.
Chiaramente, se sono contemporaneamente presenti altri parassiti intestinali, sarà necessario trattare anche questi con specifici antiparassitari ad uso interno.
Se la patologia non è associata a coinfezioni di altra natura, è possibile somministrare sulfamidici o associazioni di sulfamidici; il sulfamidico non eradica l’infezione, ma inibisce i coccidi affinchè i meccanismi di difesa dell’organismo possano ristabilire il controllo e debellare l’infezione.
Un’altra alternativa utilizzabile è l’associazione di Spiramicina e Metronidazolo.
Chiaramente, sulla base delle condizioni cliniche del paziente e delle eventuali coinfezioni, potrà rendersi più o meno necessaria una terapia di supporto che può comprendere fluidoterapia endovenosa o sottocutanea, probiotici e prebiotici, adsorbenti intestinali o antibiotici.
Da non sottovalutare è anche l’aspetto nutrizionale: è importante accertarsi che il paziente assuma una corretta quantità di cibo e che la dieta sia facilmente digeribile e correttamente bilanciata. Potrebbe anche rendersi utile un’integrazione con multivitaminici e mangimi complementari contenenti vitamine, minerali e aminoacidi.
Prevenzione della coccidiosi
A causa della natura ubiquitaria di questi parassiti, l’eradicazione non è normalmente possibile. Tuttavia, il rischio di contrarre la coccidiosi può essere ridotto mediante l’utilizzo di opportune misure igieniche, quali la rimozione giornaliera delle deiezioni e un’accurata pulizia e disinfezione delle lettiere.
Per inattivare le oocisti presenti nell’ambiente può essere praticata una pulizia a vapore oppure una disinfezione chimica mediante utilizzo di cresoli.
Inoltre, nel caso di canili, gattili e allevamenti, è molto importante l’igiene del personale addetto agli animali.
In conclusione
Riassumendo, la coccidiosi è una patologia subdola ed insidiosa per cani e gatti. Sebbene gli animali adulti e sani non manifestino quasi mai sintomi, sono comunque in grado di eliminare con le feci nell’ambiente oocisti infettanti che possono essere assunte da altri animali causando l’inizio di un circolo vizioso di infezioni e reinfezioni.
In queste circostanze gli animali maggiormente a rischio sono cuccioli e gattini che possono sviluppare una grave sintomatologia clinica che può realmente mettere a rischio la loro sopravvivenza.
Per tali motivi, è fondamentale diagnosticare precocemente la presenza di questi minuscoli parassiti, eliminarli con un opportuno trattamento terapeutico e operare un’adeguata bonifica ambientale, soprattutto in canili, gattili e allevamenti, onde evitare continue reinfezioni.
Se l’animale presenta sintomi riconducibili alla patologia o al disturbo qui presentati, rivolgersi al proprio Medico Veterinario di fiducia.