La disfunzione cognitiva del cane e del gatto anziano è una patologia caratterizzata da alterazioni progressive del cervello che comportano una vasta gamma di comportamenti anomali. Questa condizione è spesso sottostimata, poiché molti proprietari attribuiscono erroneamente i primi sintomi al normale processo di invecchiamento. Tuttavia, riconoscere e affrontare tempestivamente la disfunzione cognitiva è fondamentale per migliorare la qualità della vita degli animali.
Disfunzione cognitiva del cane e del gatto
La disfunzione cognitiva è una patologia neurodegenerativa legata all’invecchiamento del cane e del gatto, caratterizzata da alterazioni progressivamente ingravescenti a carico dell’encefalo, che può causare la comparsa di una sintomatologia molto variabile che consiste di una molteplicità di comportamenti anomali da parte dell’animale.
La stessa patologia è presente anche nell’uomo ed è universalmente conosciuta con il nome di malattia di Alzheimer.
Sebbene l’Alzheimer sia ben nota e facilmente riconosciuta, lo stesso non si può dire della disfunzione cognitiva degli animali che è, invece, una patologia decisamente sottostimata. Ciò è molto probabilmente dovuto al fatto che i proprietari non consultano i Medici Veterinari alla comparsa dei primi sintomi clinici di disfunzione cognitiva, ritenendo erroneamente che si tratti di una normale ed inevitabile conseguenza dell’invecchiamento
Per questo motivo, spesso si arriva alla diagnosi quando i sintomi sono presenti da molto tempo e la patologia si presenta in fase già avanzata, con conseguenti difficoltà di gestione.
Sintomi clinici
La disfunzione cognitiva nel cane e nel gatto può essere causa di una sintomatologia molto varia, che può comprendere uno o più dei seguenti segni clinici:
- alterazione delle relazioni sociali, sia con l’uomo che con altri animali
- alterazione del ciclo sonno-veglia
- disorientamento spaziale e temporale
- vocalizzazioni anomale
- eliminazione inappropriata (feci e urine in casa, fuori dalla cassetta igienica)
- alterazione dell’appetito
- perdita di comportamenti appresi (l’animale non è più in grado di svolgere delle semplici azioni quotidiane, non riconosce più i familiari, ecc.).
Generalmente i sintomi non esordiscono mai tutti insieme e in maniera improvvisa, anzi, spesso i primi segni clinici sono molto lievi, tanto da essere riconosciuti solo da coloro che vivono a stretto contatto con l’animale e ne conoscono bene le abitudini e lo stile di vita.
Patogenesi della malattia
Alla base della disfunzione cognitiva, così come avviene anche per l’Alzheimer nell’uomo, c’è lo stress ossidativo, ovvero quella situazione in cui viene meno l’equilibrio tra composti antiossidanti e radicali liberi, e questi ultimi iniziano ad arrecare danni alle cellule cerebrali.
Con l’insorgere e il progredire del danno ossidativo, aumenta la produzione e la deposizione a livello cerebrale di Beta Amiloide, una proteina con spiccata azione antiossidante che però, a causa della sua aggregazione nel sistema nervoso, acquista funzione pro-ossidante, divenendo un composto neurotossico che causa la morte neuronale.
Diagnosi
La diagnosi di disfunzione cognitiva, sia nel cane sia nel gatto, si basa sull’esclusione di altre malattie potenzialmente responsabili di un analogo quadro clinico. Questo non risulta sempre facile perché negli animali anziani sono spesso presenti anche altre patologie concomitanti (es. artrosi, ipertensione, patologie metaboliche) che complicano il quadro.
Dunque, l’iter diagnostico deve necessariamente prevedere:
- accurata intervista del proprietario per capire da quando è presente la sintomatologia e quale è stata la sua evoluzione nel tempo
- visita clinica completa
- eventuale visita neurologica e ortopedica
- esami ematobiochimici e delle urine.
Trattamento terapeutico
La disfunzione cognitiva del cane e del gatto anziano è una patologia che non può essere curata in modo definitivo. Tuttavia con una diagnosi precoce e un trattamento ad hoc è possibile rallentarne la progressione e alleviarne i sintomi.
Il trattamento terapeutico consiste in una combinazione di terapia comportamentale, nutrizionale e farmacologica.
Per quanto concerne la terapia comportamentale, questa prevede l’introduzione di una serie di misure nella routine quotidiana dell’animale volte a mantenere attive le funzioni cognitive, che possono comprendere giochi ed esercizi di stimolazione mentale, attività fisica, interazioni sociali con altri animali, contatto fisico.
La terapia nutrizionale si basa sull’adozione di una dieta equilibrata e bilanciata e sull’integrazione di preziosi nutrienti come acidi grassi omega-3, antiossidanti, carnitina, vitamine del gruppo B, ecc.
Gli acidi grassi omega-3, contenuti in molti mangimi complementari ad uso veterinario (come Linsen), esplicano un’azione naturalmente antinfiammatoria e proteggono le membrane cellulari dal danno ossidativo.
Gli antiossidanti (come ad esempio la superossido dismutasi, la vitamina C, la vitamina E) proteggono le fibre nervose dal danno ossidativo, limitando la produzione e l’accumulo di Beta Amiloide.
La carnitina è una sostanza in grado di influenzare positivamente il metabolismo energetico cerebrale e di esercitare effetti neuroprotettivi contro lo stress ossidativo e la neuroinfiammazione.
Le vitamine del gruppo B, in particolare la B6, contribuiscono alla sintesi di neurotrasmettitori (sostanze chimiche che trasmettono segnali tra i neuroni nel sistema nervoso) come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina.
Il mangime complementare Iken Up Plus contiene un pool completo di antiossidanti, la carnitina, le vitamine del gruppo B, oltre che aminoacidi e oligoelementi, e risulta particolarmente indicato in tutte le situazioni in cui è presente stress ossidativo, come nel caso della disfunzione cognitiva.
Per quanto concerne la terapia farmacologica, esistono diversi principi attivi che possono essere utilizzati in questa patologia, non tutti registrati come specialità veterinarie, come la selegilina, la clomipramina e l’amitriptilina, la sertralina.
Dato l’ampio ventaglio di possibilità terapeutiche farmacologiche, è opportuno che sia il Medico Veterinario Esperto in Comportamento animale a stabilire il trattamento farmacologico più adatto per il paziente, solitamente in combinazione con una terapia comportamentale studiata ad hoc.
Come ulteriore supporto per la gestione di comportamenti anomali quali ad esempio vocalizzazioni, alterazioni del ciclo sonno-veglia, iperattività, può essere utile l’aromaterapia con oli essenziali dalle proprietà rilassanti e riequilibranti (come quelli contenuti in Pet Remedy).
In conclusione
Se l’animale presenta sintomi riconducibili alla patologia o al disturbo qui presentati, rivolgersi al proprio Medico Veterinario di fiducia.