L’otite esterna nel gatto

Erroneamente si pensa che il gatto sia un animale maniaco della propria pulizia e igiene quotidiana, per questo motivo sovente non ci si preoccupa se lo si osserva grattarsi spesso le orecchie, pensando che sia un comportamento normale. Tuttavia, è molto probabile che dietro a quel grattamento si celi un problema, sottovalutato e ignorato: l’otite. Se non riconosciuta e trattata precocemente, questa patologia può cronicizzare causando spiacevoli complicazioni che possono richiedere cure veterinarie (mediche e chirurgiche) complesse e dispendiose.

Vediamo, dunque, che cos’è l’otite nel gatto, perché si sviluppa e cosa si può fare per risolverla e prevenirla.

Che cos’è l’otite esterna del gatto?

Così come nel cane, anche nel gatto il termine otite esterna fa riferimento all’infiammazione che interessa il padiglione e il canale auricolare dell’animale. Può essere colpito un solo orecchio o entrambi.

Il processo infiammatorio rende l’orecchio un ambiente ideale per la crescita e la moltiplicazione di microrganismi patogeni, perlopiù batteri e lieviti (Malassezia pachydermatis).

L’infiammazione è accompagnata da edema e infiltrazione di cellule infiammatorie che vanno gradualmente a formare l’essudato, tipicamente presente in caso di otite. Inoltre, le ghiandole ceruminose aumentano l’attività secretoria e di conseguenza la produzione di cerume.

L’infiammazione del condotto uditivo e l’abbondante presenza di materiale all’interno riducono drasticamente il lume del canale, rendendo difficile e dolorosa l’ispezione con l’otoscopio.

In casi di otite esterna cronica trascurata si possono osservare una serie di alterazioni patologiche progressive che conducono a fibrosi e calcificazione dei condotti uditivi esterni.

Da cosa è causata l’otite esterna nel gatto?

Nel gatto l’otite esterna ha una frequenza molto inferiore rispetto a quella riportata nel cane. Ciò è probabilmente dovuto alla diversità di anatomia e microclima del condotto uditivo nelle due specie e ai differenti fattori comunemente coinvolti nello sviluppo della patologia.

La differenza anatomica del padiglione auricolare, la lunghezza e il diametro del condotto uditivo esterno fra cane e gatto giocano sicuramente un ruolo fondamentale nella predisposizione alle malattie auricolari e influiscono sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche.

La classificazione eziologica di Griffin che suddivide i fattori coinvolti nella patogenesi dell’otite esterna nel cane  in fattori predisponenti, cause primarie, cause secondarie e fattori perpetuanti viene adottata anche per il gatto.

Tuttavia, come già accennato prima, i fattori più comunemente implicati nell’eziopatogenesi dell’otite esterna nel gatto sono diversi da quelli del cane e meno numerosi. Inoltre, il ruolo di alcuni fattori predisponenti (ad esempio la conformazione anatomica del padiglione auricolare o la presenza di peli nel condotto uditivo) nel gatto non è cosi determinante come nel cane.

Fattori predisponenti

I fattori predisponenti sono rappresentati da tutte quelle condizioni che aumentano il rischio di sviluppo dell’otite esterna, ma che da soli non sono in grado di causare la patologia. In associazione con una o più cause, primarie o secondarie, possono contribuire allo sviluppo della malattia e delle recidive.

Quelli più comunemente riscontrati nel gatto sono:

  • polipi infiammatori: lesioni infiammatorie della mucosa dell’orecchio medio, della tuba uditiva o del rinofaringe, di origine congenita o secondaria ad infezioni croniche (ad esempio da Herpes Virus), piuttosto frequenti nei gatti giovani
  • adenomi o adenocarcinomi delle ghiandole ceruminose: neoplasie più comuni del condotto uditivo
  • cistoadenomatosi apocrina: malattia rara caratterizzata dalla presenza di lesioni cistiche multiple.

Cause primarie

Le cause primarie sono rappresentate da tutte quelle condizioni che da sole sono in grado di determinare l’otite esterna.

Nel gatto sono rappresentate da:

  • acari dell’orecchio (Otodectes cynotis), responsabili della cosiddetta otite parassitaria o otoacariasi (circa il 50% dei casi di otite esterna nel gatto), caratterizzata da prurito intenso e scolo auricolare nerastro; per maggiori informazioni visita la pagina Gli acari delle orecchie del cane e del gatto
  • pemfigo foliaceo, patologia autoimmune che solitamente si manifesta con otite purulenta e presenza di lesioni erosivo-crostose sulla faccia interna dei padiglioni auricolari
  • patologia allergica: allergia o intolleranza alimentare e, meno comunemente, atopia
  • dermatofiti (soprattutto nei gatti persiani), responsabili di otite ceruminosa talvolta accompagnata da lesioni iperpigmentate sulla faccia interna dei padiglioni auricolari.

Cause secondarie

Tra le cause secondarie ci sono tutti quei fattori che determinano otite in un orecchio già alterato o in presenza di uno o più fattori predisponenti.

Nel gatto sono rappresentate da:

  • batteri (ad esempio S. intermedius, Pseudomonas spp.): causano otite batterica o purulenta, caratterizzata dalla presenza di abbondante scolo auricolare purulento, solitamente giallo-verdastro
  • lieviti (Malassezia pachydermatis): causano la comparsa di abbondante scolo auricolare scuro e maleodorante
  • reazioni irritative da contatto dovute all’applicazione topica di preparazioni ad uso otologico.

Talvolta, possono essere presenti più cause contemporaneamente.

Fattori perpetuanti

I fattori perpetuanti sono rappresentati da tutti quegli elementi che impediscono la guarigione dell’otite e sono dovuti alla cronicizzazione del processo infiammatorio.

Questi comprendono:

  • alterazioni patologiche del condotto uditivo
  • alterazioni del timpano
  • otite media (quando il processo infiammatorio coinvolge anche la bolla timpanica).
otite esterna gatto 1 1 - Teknofarma
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Quali sono i sintomi di otite nel gatto?

I gatti possono presentare diversi sintomi a seconda del tipo di otite, della gravità e della durata del processo patologico.

I più comunemente osservati sono:

  • prurito e grattamento delle orecchie: notevolmente intensi e protratti in corso di otoacariasi nel gatto e molto spesso accompagnati da escoriazioni (talvolta addirittura sanguinolente) dei padiglioni auricolari e della zona periauricolare (fino a coinvolgere le guance) come conseguenza dell’autotraumatismo
  • scuotimento delle orecchie: se il gatto gratta le orecchie e le scuote con insistenza (come in corso di otoacariasi) si può creare un otoematoma, cioè una raccolta di sangue nella pinna auricolare; tuttavia, l’otoematoma è più raro nel gatto piuttosto che nel cane a causa della diversa conformazione del padiglione auricolare e quando si presenta nel gatto solitamente si è di fronte ad un’otite cronica molto complicata
  • presenza di abbondante materiale ceruminoso ed essudativo (ad esempio in caso di otite da Malassezia l’essudato è scuro e maleodorante; in caso di otite purulenta l’essudato è purulento)
  • eritema ed infiammazione del padiglione auricolare (quando il proprietario riferisce che il gatto ha le orecchie “calde”), edema ed infiammazione del condotto uditivo
  • orecchio abbassato, dolore alla palpazione
  • in caso di otite esterna cronica, quando la bolla timpanica inizia a essere interessata e dunque la malattia sta evolvendo ad otite media, è possibile osservare anche sintomi neurologici come testa ruotata, perdita di equilibrio, sindrome di Horner, neuropatia facciale.

Come si diagnostica l’otite esterna nel gatto?

Poichè l’otite esterna può essere dovuta alla contemporanea presenza di più fattori, locali o sistemici, è necessario a fini diagnostici effettuare un’accurata anamnesi generale e dermatologica.

È fondamentale capire se si tratta di un problema acuto oppure cronico, localizzato esclusivamente a livello delle orecchie oppure generalizzato.

La visita clinica otologica prevede:

  • ispezione e palpazione dei canali auricolari
  • esame otoscopico
  • esame citologico dell’essudato presente nel condotto uditivo
  • eventualmente esame colturale ed antibiogramma.

Segnalamento, anamnesi e visita clinica permetteranno di inquadrare meglio il problema, individuare una serie di sospetti diagnostici e pianificare l’iter diagnostico-terapeutico.

Qual è la terapia per l’otite esterna nel gatto?

Poichè l’otite esterna può essere dovuta alla contemporanea presenza di più fattori, la terapia non è unica, ma è diversa da caso a caso.

Dunque, è caldamente sconsigliato ricorrere al fai-da-te onde evitare di peggiorare il problema, ma rivolgersi sempre al proprio Medico Veterinario curante.

Tuttavia è possibile individuare una linea terapeutica comune per tutti i tipi di otite esterna, che ha i suoi fondamenti in tre punti:

  • pulizia del condotto uditivo e talvolta anche delle cavità timpaniche; per maggiori informazioni sui prodotti per la pulizia delle orecchie consulta la pagina “Prodotti per l’igiene il benessere animale: scegliere con criterio” 
  • risoluzione dell’infiammazione-infezione mediante specifica terapia medica, locale e/o sistemica
  • prevenzione di eventuali recidive mediante trattamento della causa scatenante ed eliminazione dei fattori predisponenti e perpetuanti.
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Pulizia del condotto uditivo

La pulizia delle orecchie del gatto con prodotti specifici (ad esempio Deroxen Pet Line Oto o Cerulen) è di fondamentale importanza, non solo per visualizzare meglio lo stato del condotto uditivo e del timpano, ma anche per ripulirlo dagli essudati e dai detriti che potrebbero rendere meno efficaci i medicamenti topici.

Alcune razze (ad esempio Devon Rex, Sphynx, Scottish Fold) hanno una certa predisposizione allo sviluppo di otite. In questi soggetti la pulizia auricolare è fondamentale e andrebbe eseguita con regolarità sin dai primi mesi di vita.

Per maggiori informazioni consulta la pagina Come pulire le orecchie al gatto”. 

Terapia locale e/o sistemica

A seconda del tipo di otite, della gravità e della durata della malattia, può essere praticata una terapia locale o sistemica, o entrambe.

I principi attivi ad uso locale tipicamente utilizzati sono:

  • antisettici (ad esempio clorexidina)
  • antibiotici (utilizzati in caso di otite batterica)
  • antifungini (ad esempio nei quadri gravi di otite da Malassezia)
  • antinfiammatori cortisonici (per ridurre il prurito, l’arrossamento, l’edema e la produzione di essudato)
  • antiparassitari (in caso di otoacariasi).

Per maggiori informazioni sui farmaci otologici consulta la pagina “Specialità medicinali ad uso otologico: perché utilizzarle

La terapia sistemica, principalmente con antibiotici e cortisonici, è riservata ai casi di otite esterna cronica accompagnata da ulcere ed erosioni profonde e altre lesioni infette o con alterazioni fibrotiche e stenosi del condotto uditivo.

Controllo delle recidive

Per risolvere definitivamente l’otite, è necessario individuare e eliminare quanto prima eventuali fattori predisponenti (ad esempio neoplasie ostruttive nel canale auricolare) e/o perpetuanti (ad esempio fibrosi e calcificazione del condotto uditivo), altrimenti è molto probabile che la patologia si ripresenti al termine della terapia.

In conclusione

Riassumendo:

  • l’otite esterna nel gatto è meno frequente che nel cane, ma ciò non significa che si può trascurare l’igiene e la salute auricolare in questa specie
  • l’otite esterna nel gatto può essere dovuta ad uno o più fattori causali: è necessario individuarli e risolverli tutti, altrimenti il rischio di recidiva è molto alto
  • quando si ha il sospetto che il gatto abbia l’otite, è necessaria un’accurata visita veterinaria
  • non esiste una terapia standard per tutti i casi di otite, quindi evitare il fai-da-te e rivolgersi sempre al proprio Veterinario curante
  • la pulizia auricolare è un’operazione fondamentale per l’igiene e la salute dei condotti uditivi e andrebbe effettuata regolarmente sin dalla giovane età.
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