Il cuore è una sorta di “pompa muscolare” che spinge il sangue nei vari distretti dell’organismo.
È diviso in due parti, destra e sinistra, ciascuna composta da atrio e ventricolo separati tra di loro da valvole. Il cuore destro riceve il sangue non ossigenato di ritorno dal corpo e lo convoglia nel ventricolo di destra, il quale lo pompa nei polmoni perché venga ossigenato. Da qui il sangue ossigenato passa nell’atrio e nel ventricolo di sinistra per essere inviato di nuovo al corpo e ossigenare i tessuti.
Si parla di insufficienza cardiaca del cane e del gatto quando il cuore non funziona più come dovrebbe, e dunque non riesce più a “pompare” adeguatamente il sangue nell’organismo.
Vediamo nei dettagli di che cosa si tratta.
Che cos’è l’insufficienza cardiaca del cane e del gatto?
Il termine “insufficienza cardiaca” non rappresenta una diagnosi eziologica specifica, ma si riferisce ad una sindrome clinica piuttosto complessa, dovuta al fatto che il cuore non è più in grado di soddisfare adeguatamente i fabbisogni della circolazione corporea.
Più frequentemente è coinvolto il settore sinistro del cuore (soprattutto nei cani anziani), ma può essere interessato anche il settore destro, fino ad un coinvolgimento dell’intero organo con ripercussioni anche su altri apparati.
Quali sono le cause scatenanti l’insufficienza cardiaca?
Le cause più frequenti di insufficienza cardiaca nel cane e nel gatto sono rappresentate da:
- processi degenerativi delle valvole che mettono in comunicazione le camere cardiache e i grossi vasi
- infezioni della parete interna del cuore (endocarditi)
- degenerazioni del miocardio
- neoplasie e raccolte liquide tra il cuore ed il pericardio.
Quali sono i sintomi clinici dell’insufficienza cardiaca nel cane e nel gatto?
I principali sintomi clinici in un cane o gatto cardiopatico sono rappresentati da:
- progressivo affaticamento, intolleranza al movimento e agli sforzi in generale, lento recupero dopo l’esercizio, dovuti alla diminuita perfusione della muscolatura scheletrica, alla riduzione della gittata cardiaca, all’aumentata pressione vasale polmonare e allo sviluppo di edema polmonare
- tosse, che nel cane cardiopatico può essere conseguenza dell’edema polmonare, della compressione meccanica del bronco principale dovuta all’ingrandimento del cuore o alla presenza di tumori alla base di esso e occasionalmente di versamenti pleurici e pericardici
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria), dispnea (difficoltà respiratoria, respiro affannoso a bocca aperta)
- episodi di sincope (improvvisa e transitoria perdita di coscienza e di tono posturale, dovuta all’insufficiente apporto di ossigeno e/o glucosio al cervello)
- mucose cianotiche (bluastre)
- dimagramento (cachessia cardiaca) negli stadi terminali.
Come si diagnostica l’insufficienza cardiaca?
L’iter diagnostico prevede:
- visita clinica comprendente un accurato esame cardiovascolare (valutazione del quadro respiratorio, delle mucose apparenti, delle vene giugulari, del polso arterioso e dell’area precordiale, rilevazione di eventuali raccolte liquide, auscultazione cardiaca e toracica)
- misurazione della pressione arteriosa sistemica
- studio radiografico del torace
- elettrocardiogramma (ECG)
- ecocardiografia
- monitoraggio elettrocardiografico di tipo Holter per 24/48 ore (nei casi di sospetta patologia occulta del ritmo cardiaco).
Qual è la terapia per l’insufficienza cardiaca del cane e del gatto?
La terapia dell’insufficienza cardiaca ha lo scopo di alleviare i sintomi clinici, migliorando la funzionalità del cuore e allungando l’aspettativa di vita del cane e del gatto cardiopatico.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione irreversibile che progredisce con il tempo. Per questo motivo, il trattamento va proseguito per tutta la vita dell’animale affinché migliori la qualità della vita e rallenti la progressione della malattia.
Nei casi di scompenso cardiaco grave, nei quali l’animale è in pericolo di vita, il trattamento prevede il ricovero per mettere rapidamente in atto le procedure salvavita più urgenti, come l’ossigenoterapia e la somministrazione endovenosa di farmaci attivi sull’apparato cardiocircolatorio.
Una volta individuata la causa dell’insufficienza cardiaca, la terapia a lungo termine nei pazienti cronici può essere condotta a domicilio dal proprietario e consiste nella somministrazione giornaliera di farmaci mirati ad equilibrare lo scompenso emodinamico ed elettrico del paziente.
Nella maggior parte dei casi, la terapia si focalizza sul controllo dell’edema e dei versamenti, sul miglioramento della gittata cardiaca, sulla riduzione del carico di lavoro cardiaco, sul sostentamento della funzione miocardica e sulla gestione delle concomitanti aritmie.
Tendenzialmente, la terapia farmacologica per l’insufficienza cardiaca, a seconda dei casi clinici e della gravità, può comprendere la somministrazione di farmaci:
- diuretici (ad esempio Furosemide), per il controllo dell’edema polmonare e dei versamenti cardiogeni; per maggiori informazioni consulta la pagina “Farmaci diuretici”
- vasodilatatori (ad esempio ACE-inibitori), per diminuire la pressione venosa polmonare e la resistenza arteriosa sistemica
- broncodilatatori (ad esempio Aminofillina), per migliorare la respirazione
- inotropi positivi, per aumentare la contrattilità cardiaca (ad esempio Pimobendan).
Il protocollo terapeutico è predisposto, a seconda delle necessità del singolo animale, mediante la correzione dei dosaggi, l’aggiunta o la sostituzione di farmaci e la modifica dello stile di vita (riposo, limitazione dell’esercizio fisico) e della dieta (adozione di una dieta iposodica, integrazione di taurina e carnitina, maggiore apporto di antiossidanti).
A mano a mano che la patologia cardiaca progredisce, solitamente è necessaria una terapia più aggressiva.
Se l’animale presenta anche ascite, cioè un accumulo di liquido nell’addome, può trovare sollievo dallo svuotamento periodico effettuato aspirando il liquido mediante una centesi addominale.
Monitoraggio della patologia
Poiché l’insufficienza cardiaca nel cane e nel gatto nella maggior parte dei casi è una condizione cronica irreversibile che non può essere guarita e tende a peggiorare con il tempo, è importante il monitoraggio costante.
Si ritiene che l’insufficienza cardiaca congestizia sia adeguatamente sotto controllo se la frequenza respiratoria a riposo è nel normale intervallo (inferiore a 20 atti respiratori al minuto nel cane e nel gatto). Il proprietario dovrebbe osservare quotidianamente la frequenza respiratoria dell’animale a riposo, la presenza di tosse, l’appetito, la presenza di vomito o diarrea, il livello di attività fisica.
Il paziente con insufficienza cardiaca congestizia va valutato periodicamente (a seconda della gravità del quadro clinico) con un controllo ecocardiografico per monitorare la condizione del cuore e, se necessario, modificare il protocollo terapeutico.
In conclusione
Riassumendo, l’insufficienza cardiaca del cane e del gatto è una condizione patologica per cui il cuore non è più in grado di pompare efficacemente il sangue all’interno dell’organismo. Può essere dovuta a svariate cause; tuttavia, nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione irreversibile e progressiva, che tende a peggiorare nel tempo. In queste situazioni, la terapia farmacologica e le modifiche dietetiche e dello stile di vita servono per alleviare i sintomi clinici e migliorare l’aspettativa di vita del cane o del gatto cardiopatico.
Se l’animale presenta sintomi riconducibili alla patologia o al disturbo qui presentati, rivolgersi al proprio Medico Veterinario di fiducia.